DAUNIA DUE SICILIE
  Il Sud che poteva essere: L'amministrazione pubblica
 

 

 
L'amministrazione pubblica

Inutile forse citare il pubblico impiego, dai tanti soldati del disciolto esercito regio a quelle migliaia di impiegati a diversi livelli (18.000 solo a Napoli) che dall’oggi al domani dovettero abbandonare ambasciate, ministeri, amministrazioni centrali e periferiche, la corte, il governo stesso.
E a proposito di prospettive e garanzie dal punto di vista economico, è utile fare qualche riferimento ad un settore del quale il governo borbonico aveva intuito l’importanza: quello dei cosiddetti beni culturali.
Già da tempo Napoli e molte delle città del Regno erano mete obbligate nei tour dei grandi viaggiatori stranieri, e anche per questo fu proprio nella capitale che nacquero le prime agenzie turistiche. La tutela dell’immenso patrimonio storico-artistico-archeologico, però, si legava soprattutto alla sensibilità e alla formazione culturale di chi governava e in questo sono particolarmente significativi alcuni provvedimenti, senza considerare ciò che da Carlo di Borbone in poi era già stato realizzato e conservato. Ferdinando II disciplinò la manutenzione dei monumenti con un Decreto Reale del 16 settembre del 1839: i privati avrebbero realizzato i restauri delle opere d’arte con il permesso del Ministero dell’Interno sentito il parere della Reale Accademia delle Belle Arti. Fu regolamentata l’esportazione degli oggetti antichi e d’arte in maniera molto severa, prescrivendo l’assistenza di un agente di polizia presso gli scavi archeologici. Fu vietato lo spostamento di un qualunque oggetto di interesse storico-artistico dal suo sito di origine10. Nel 1842 fu portato a termine un inventario dei monumenti di Napoli e provinciae nel maggio del 1848 fu riordinato il Real Museo Borbonico «a seconda delle ragioni dei progrediti studii dell’archeologia, della storia e del bello nelle arti»11. Nel 1857 fu finanziato e definito un piano complessivo di restauro di chiese e conventi12.
Lo stesso Francesco II, nel brevissimo tempo che ebbe a disposizione per fare il Re, dimostrò quali potevano essere le prospettive e le linee di sviluppo della politica governativa. Fu creato con lui, ad esempio, un vero e proprio piano regolatore per la città di Napoli che «doveva tenere conto dell’accresciuta popolazione e delle continue e straordinarie richieste di ampie località create dal grande sviluppo delle industrie, del commercio e della navigazione di questa città capitale»13.
 
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