DAUNIA DUE SICILIE
  L'Inversione del Pensiero
 

  L'inversione del Pensiero
Pino Marino

    
Fino al 1860 la penisola italiana era divisa in vari stati tutti sovrani. 
    Queste nazioni Erano talmente indipendenti e diverse tra loro che, per dirne una, i Piemontesi (tra l’altro di lingua francese) quando viaggiavano verso la penisola dicevano “allons en Italie” (Andiamo in Italia).

      Il regno del sud esisteva come unità territoriale da 800 anni, con lingua, tradizioni, costumi e concezione di vita, affini dal Tronto a Lampedusa.

     Nel 1734, Carlo di Borbone sconfigge gli Austriaci nella battaglia di Bitonto, nasce così il “Regno delle Due Sicilie” –indipendente-. Sarà governato dai Borbone, assai meglio di quanto tramandatoci. Ciò nonostante, poco resta nella nostra memoria di questa dinastia e, cosa assai strana, dei cinque re succedutisi (con almeno sette regine) non vi è traccia alcuna nei toponimi stradali delle nostre città. Un caso? No di certo.

     Il periodo Borbonico ha subito, dopo l’annessione del regno al Piemonte, una scientifica rimozione di quanto lo ricordasse, tutte le opere realizzate in quel periodo hanno infatti cambiato nome o sono state attribuite ad altri.

     A Troja, ad esempio, abbiamo P.zza Garibaldi, C.so Umberto e la centrale Via Regina Margherita, ma non certo, C.so Ferdinando II o Via Maria Sofia (moglie di Francesco II, ultima regina delle Due Sicilie, sorella della famosa imperatrice Sissi) eppure i Borbone  hanno governato prima e più a lungo dei Savoia, anche a Bari: C.so Ferdinandeo è divenuto C.so Vittorio Emanuele e P.zza Borbonica ora è P.zza Garibaldi;

     A Foggia:  Il “Real Teatro Ferdinando”,voluto da Francesco I° ed intitolato all’augusto genitore, è diventato: “Teatro Dauno” e successivamente: Teatro “U. Giordano”.

      Nel 1769, Ferdinando I° visitò Troja con la Regina Maria Carolina. La sovrana incontrò le dame della città nel Monastero di S. Benedetto e,  per l’occasione, le suore le fecero dono di splendidi merletti poi, a ricordo dell’avvenimento, fu apposta sulla facciata del monastero una targa. Ad oggi, non ve n’è più traccia…                 

      La propaganda Piemontese, dopo l’unità nazionale’  è stata talmente abile da provocare nelle nostre teste “L’inversione del ragionamento”. Un esempio? Il Regno delle Due Sicilie disponeva del suo esercito composto dalla nostra gente, quindi dai nostri bisnonni, pro-zii etc. Esattamente come, oggi, ognuno di noi può avere un fratello tenente alle “Casermette” di Foggia o il marito maresciallo  all’aereoporto di ”Amendola”.  La leva obbligatoria non esisteva e chiunque vi entrasse, aveva una “ferma” di otto anni con regolare stipendio. Poteva essere questa, la dignitosa sistemazione della vita. Nel 1860 il Piemonte invade le Due Sicilie, senza dichiarazione di guerra, con la scusa di dover unire l’Italia. Attaccato, cos’altro doveva fare il nostro esercito se non proteggere la propria terra e la propria gente? Erano i nostri fratelli, cugini, zii di un secolo fa e questo fecero con grande coraggio ed eroismo.

     Però, nei libri di storia e nel comune parlare di tanti nostri conterranei,  erano nostri nemici e quegli altri che invadevano il regno tra mille atrocità, nostri amici... Negli USA, dopo la guerra di secessione, che pure infuriava in quegli anni, furono eretti monumenti alla memoria dei soldati nordisti come di quelli sudisti. Vincitori e sconfitti ricevettero, quindi,  pari dignità.

     Invece come si è consegnata alla storia la  memoria di questi nostri sfortunati soldati, dall’unità d’Italia fino ai giorni nostri? Con l’immagine di un esercito abusivo, straniero, corrotto e senza alcuna dignità. Ed i monumenti? A S. Marco in Lamis, lo scorso anno, in ricordo di uno scontro a fuoco tra i nostri soldati ed un drappello Piemontese, si erige un monumento ai bersaglieri nemici e non anche, quantomeno,  ai caduti del nostro esercito…

       Non è forse questo  ragionare “All’ inverso ?” E sì che, tra quelli, poteva anche esserci il bisnonno del presidente della provincia o di quel sindaco che l’ha ideato.

      In breve: Se 150 anni fa la nostra Daunia, fosse stata occupata da un esercito straniero chi pensate sarebbe arrivato in nostro aiuto: I bersaglieri Piemontesi? No. Costoro erano truppe di un paese straniero: Il Piemonte appunto. Certamente sarebbero arrivati il “III° Lancieri” ed il “II° Dragoni”, del Real Esercito delle Due Sicilie di stanza a Foggia.

     L’inversione del pensiero ha prodotto che “i nostri”, che ci difendevano da un nemico conquistatore sono diventati i cattivi e gli invasori sono finiti sugli altari.  Il tutto in nome di una Unità nazionale che ha portato nel meridione, solo miseria ed emigrazione verso le americhe.

     Ancora oggi si parla del boom economico italiano degli anni ’60, come di un grande successo nazionale, ma in effetti creò posti di lavoro a Sud o fu tale solo per le industrie del nord? Quanti Trojani, Orsaresi. Bovinesi etc. si spostarono in quegli anni verso Torino e Milano? Ed il tanto decantato EXPO Milano 2015 con i suoi massicci investimenti di miliardi di euro? Arricchirà il capoluogo “Lumbard” di nuove infrastrutture e servizi e produrrà 70.000 posti di lavoro...sì ma per chi? Per i meridionali? No di certo. Eppure viene presentato come una grande opportunità per il paese. Certamente ai nostri disoccupatissimi ragazzi basterà emigrare a Milano e sperare in qualcuno di quei posti.

     Un ultimo esempio di mistificazione storica? A Troja in p.zza Cattedrale, vi è una targa che ricorda il sac. “Francesco Paolo Cibelli trucidato dai guerriglieri borbonici”. Questo episodio è risaputamene falso o quantomeno lo è nella sua esposizione, la targa fu messa lì proprio a fini propagandistici. Oggi, preso atto della verità storica, per dare un minimo di onore a quanti meridionali, soldati o briganti, caddero nella difesa della loro terra, non sarebbe il caso di rimuoverla?.

    

 
 
  In totale ci sono stati 71497 visitatori (167157 hits)  
 
Questo sito web è stato creato gratuitamente con SitoWebFaidate.it. Vuoi anche tu un tuo sito web?
Accedi gratuitamente